Svolta nelle indagini sul bimbo di appena due mesi trovato senza vita nel 2017 in provincia di Lucca. Secondo il Pm fu la madre a soffocarlo. Inizialmente si era ipotizzato il decesso naturale durante il sonno
A due anni di distanza dalla morte di un neonato a Lucca, la procura ha indagato la madre con l’accusa di omicidio: si tratta di una ex richiedente asilo minorenne, originaria della Guinea. Le indagini, approfondite, hanno portato all’accertamento dei segni che il piccolo aveva sul corpo. Una frattura al femore ed evidenti segni sul collo. Elementi schiaccianti che non hanno lasciato dubbi al pubblico ministero.
Per il sostituto procuratore Salvatore Giannino è la prova che la così detta morte in culla potrebbe non essere stata la causa reale del decesso. Ma quelle ferite, il dubbio che permane, le ha inferte la madre volontariamente, oppure sono state arrecate successivamente nel disperato tentativo di rianimare il neonato da parte della madre stessa? Interrogativi che finiranno in un’aula di Tribunale.
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Le dinamiche dell’omicidio del 10 dicembre 2017 a Massarosa (Lucca)
Gli inquirenti hanno cercato di ricostruire con attenzione quanto avvenuto nella casa famiglia di Stiava, frazione di Massarosa. Fu la stessa mamma a lanciare l’allarme, chiamando i soccorsi in piena notte. I soccorritori poterono soltanto constatarne il decesso. Dai primi rilievi, oltretutto, sembrò morte naturale con il neonato morto nel sonno. L’ipotesi fu “decesso in culla per cause naturali, complice la cosiddetta Sids, la sindrome che colpisce un neonato ogni mille tra un mese e un anno di vita in tutto il mondo, senza sintomi e senza apparenti problemi di salute.
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Fu l’autopsia, disposta dal pm, a ribaltare le impressioni iniziali.”Fu soffocato”. Ora la madre, tornata nel suo paese di origine con il figlio più grande, rischia il processo ed è indagata per omicidio.