Presenza mafiosa in aumento in Toscana. Lo conferma un rapporto su criminalità organizzata e corruzione commissionato dalla Regione alla Scuola Normale di Pisa.
Mafia, o meglio mafie sempre più presenti in Toscana. Una presenza ancora non strutturale, ma che si sta facendo sempre più pressante. A metterlo in evidenza è il terzo “Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione” a cura dalla Scuola Normale di Pisa per conto della Regione Toscana.
Ancora non stanziali, le organizzazioni mafiose – che fanno riferimento a Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta – sono comunque visibili sui territori. La “traccia” principale sono le sempre più numerose organizzazioni di criminalità organizzata presenti nelle varie aree della Regione. In testa alla classifica del rischio di infiltrazioni mafiose le città di Grosseto, Livorno, Prato e Massa. Prato è tra le località in testa alla spiacevole classifica del numero di denunce per riciclaggio, mentre Livorno fa numeri importanti a livello percentuale per spaccio e traffico di stupefacenti. Il porto di Livorno vanta inoltre il poco invidiabile primato dei chili di cocaina sequestrati lo scorso anno, il 2018: 530. In tutta la regione, nell’anno in questione, sono stati 589.
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La Toscana, a proposito di cocaina sequestrata, è al terzo posto in Italia dopo Veneto e Lazio. A Prato il primato anche della produzione (17 mila piante di marjuana sequestrate in dieci anni).
In aumento anche la quantità di beni immobili confiscati alle organizzazioni criminali: 572 proprietà situate in 67 comuni diversi. Stiamo parlando del 23% del territorio regionale. Il 40% di questi beni appartenevano alla Camorra, l’ 11,5% a Cosa Nostra, il 6,2% alla ‘Ndrangheta. In aumento anche i fenomeni di corruzione: 150% di reati in più, con la concussione che raddoppia, gli abusi d’ufficio in crescita del 67%, i reati societari del 37%.
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Tutti i dati, come detto, sono pubblicati nel rapporto della Scuola Normale di Pisa, che spiega in un passaggio anche le modalità di queste operazioni criminali: “Più che sostituirsi al mercato – affermano i ricercatori della Normale -, ricercando forme di oligopolio criminale nell’economia legale, pare che la strada battuta sia ‘mettersi al servizio’ del mercato attraverso l’esercizio abusivo del credito, l’erogazione di servizi illeciti finalizzati a reati tributari e economici o all’abbattimento dei costi di impresa attraverso attività illecite di intermediazione del lavoro o nel ciclo dei rifiuti“.
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