Ousseynou Sy, parla in aula il dirottatore dell’autobus di Crema dello scorso marzo.
“Non sono un assassino né un terrorista – ha dichiarato in aula Ousseynou Sy, il quarantasettenne accusato di aver sequestrato, incendiato e dirottato un bus con cinquanta bambini a bordo, due insegnanti ed una bidella lo scorso 20 Marzo – e mi auguro che giustizia sia fatta anche per noi africani. Sono anch’io un figlio dell‘Africa – continua – quell’Africa che voi conoscete molto bene, che ha visto i suoi figli spogliati della dignità umana, di ogni diritto alla serenità, alla felicità, anche oggi. Come cittadino italiano ed africano – ha aggiunto – accuso Salvini ed il suo governo di crimini contro l’umanità e di genocidio. Quando una persona non viene soccorsa per strada – ha concluso l’uomo – viene accusata di omissione di soccorso”
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Nel marzo scorso, come accennato, l’uomo aveva dirottato lo scuolabus che stava guidando, con due classi di cinquantuno studenti di seconda media a bordo, tenendoli per 40 minuti sotto sequestro con la minaccia di uccidere tutti.
Adesso Ousseynou Sy è accusato di sequestro di persona e strage con l’aggravante della finalità terroristica. “Un gesto premeditato – spiegarono i procuratori che si occupano del caso – voleva che tutti sapessero e voleva sollevare la questione della strage dei migranti nel Mediterraneo”. L’uomo non avrebbe legami con l’Isis, ma è chiaro che anche all’epoca si parlò di strage evitata, se non fosse stato per coraggio e la professionalità dei carabinieri.
Ousseynou Sy, quarantasettenne di origini senegalesi ma cittadino italiano dal 2004 – quando ha sposato una donna italiana, da cui poi ha divorziato e ha avuto due figli – è da molti anni autista della società Autoguidovie. Quella mattina doveva accompagnare le due classi della scuola media Vailati di Crema in palestra. Ma una volta alla guida ha subito cambiato direzione: “Ci ha detto che la sua intenzione era di andare a Linate”, spiegò il procuratore Alberto Nobili. Da subito cosparge l’interno del bus di benzina e intima ai professori di legare i polsi dei bambini con le fascette da elettricista – fascette e tanica che gli costeranno anche la premeditazione del gesto – iniziando a gridare che “Di qua non esce vivo nessuno” e a parlare dei “bambini morti nel Mediterraneo“, dando anche “la colpa a Di Maio e Salvini”. Ai bambini fa anche lasciare i cellulari in fondo al bus ma, come raccontarono poi in procura, gli adulti hanno legato debolmente i polsi dei bambini seduti più distanti dall’autista. Uno di loro riuscì infatti a liberarsi e a prendere un cellulare, chiamando il 112.
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