Eleonora ha protetto sua figlia 12enne fino all’ultimo istante prima di rimanere schiacciata da un fiume umano in preda al panico. Ad un anno dalla disgrazia di Corinaldo, parla il marito.
Un anno fa l’8 dicembre l’Italia si risvegliava con la notizia della tragedia di Corinaldo, la calca all’uscita della discoteca Lanterna Azzurra durante l’attesa di un concerto di Sfera Ebbasta in cui rimasero ferite 200 persone e trovarono la morte cinque adolescenti e una giovane madre, Eleonora Girolimini. Oggi è il marito Paolo Curi a ricordarla in una intervista.
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Eleonora ha protetto sua figlia 12enne fino all’ultimo istante prima di rimanere schiacciata da un fiume umano in preda al panico scatenato da sei ragazzini.
“Purtroppo è cambiato tutto – racconta Paolo Curi nel giorno del primo anniversario della strage di Corinaldo – Avevamo costruito un casolare in campagna con tanto sacrificio, dove vivevamo con i nostri 4 figli, dove coltivavamo il nostro orto biologico, ci prendevamo cura del frutteto, c’era un oliveto. Ma di recente ho dovuto affittarlo per andare a vivere in città, a Senigallia, l’ho messo in affitto e con quei soldi mi pago la casa dove vivo da un paio di mesi”.
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“Ho provato a stare nel casolare – continua Paolo – ma non ce l’ho fatta. Sopravviviamo, ma non è più come prima. La vita di oggi non è neppure la metà di quella che era prima”. Devastante il vuoto lasciato da Eleonora: “Era sempre attiva, amava studiare, leggeva, guardava film in versione originale per tenere in allenamento le diverse lingue che conosceva, non l’ho mai vista una volta ferma, doveva sempre fare qualcosa di costruttivo, sempre qualcosa di didattico. E poi in casa preparava tanti dolci, stava sempre dietro i nostri figli e poi amava tanto il nostro casolare”.
E proprio la morte ha incontrato lei quella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.
“Per fortuna ho tanto da fare con i bambini – racconta Paolo Curi – ho poco tempo per crogiolarmi nel dolore. Con loro va bene, parliamo molto. I gemelli per i primi mesi si svegliavano tutte le notti chiedendo della mamma, oggi va un po’ meglio, ma ho l’impressione che qualcosa sia cambiato nei loro occhi”.
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Quella di Paolo che con forza porta avanti una casa, un lavoro e 4 figli che hanno un disperato bisogno di lui, è anche la sofferenza di un’intera comunità, dove tutti, o quasi, hanno un parente, un amico o un conoscente che in qualche modo è rimasto choccato da una notte dove, oltre Eleonora, sono morti 5 ragazzi (Asia Nasoni, 14 anni, di Marotta, Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia; Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone.
“Oggi voglio solo che venga fatta giustizia – conclude Paolo – anche perché finché non ci sarà un processo, non riuscirò a mettere da parte tutto questo. So che Eleonora da lassù vorrebbe solo vederci felici, vorrebbe che io tenessi per me i ricordi felici di noi 2, ma non ci riesco. Vorrei arrivare un giorno, con la mente, ad accettare tutto questo, però purtroppo il dato di fatto è che lei non c’è.
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