Acceso il confronto tra uno dei leader del noenoato movimento ed il noto giornalista
Scontro in tv , nel corso di una puntata di Otto e mezzo su La7 tra uno dei leader delle cosiddette sardine Mattia Santori ed il direttore del quotidiano “Il Giornale” Alessandro Sallusti. “Mi fa sorridere che Sallusti, che ci dichiara illiberali – ha dichiarato Santori – pericolosi e fascisti, voglia sapere la nostra idea politica, noi non facciamo politica, siamo coerenti con noi stessi, abbiamo detto che non ci candidiamo e non abbiamo bisogno di fare un partito. Abbiamo riempito trenta piazze continua la sardina – evidentemente qualcosa sta succedendo in Italia, ma lei ha gli occhi foderati di prosciutto”
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La risposta del noto giornalista contro il giovane Santori non si è fatta attendere. Partendo dall’idea che per il leader del neonato movimento l’unica idea è che Matteo Salvini sia il male assoluto, la pochezza del messaggio sardinato, Sallusti la sintetizza così: “Ok, avete detto che Salvini è uno stro***. E poi?”, lo incalza. “Ha usato la solita semplificazione del centrodestra – conclude Santori – senza riuscire ovviamente ad aggiungere nulla al poi”.
“Noi non siamo – ha continuato ancora Santori – obbligati a stare ad ascoltare chi usa certi linguaggi, chi usa certi trucchetti retorici per dividere. Abbiamo il diritto di non ascoltare”. Punto di vista che addirittura trova l’approvazione di Alessandro Sallusti: “Obbligati no, però…”. Poi ancora Santori: “Possiamo avere il diritto di non ascoltare o dobbiamo essere obbligati?” “C’è – ha risposto il giornalista – il diritto di essere ascoltati”.
Il botta e risposta va avanti per diversi secondi, quindi a sbloccare la situazione ci ha pensato Lilli Gruber che ha voluto chiosare: “Possiamo dire che ognuno ascolta chi gli pare”. Da segnalare anche l’intervento della giornalista di Repubblica Annalisa Cuzzocrea : “Le Sardine hanno portato un altro vento, che racconta altre cose. Con un altro linguaggio, che non è assolutamente illiberale. Va contro la chiusura, contro il populismo, contro i neofascismi dilaganti, contro chi pensa che Bella ciao sia un canto pericoloso, sedizioso o sovietico come ha scritto in un tweet Giorgia Meloni. Hanno portato – ha poi continuato la giornalista – tutto questo, hanno il diritto di essere ascoltati e di dire che linguaggio pretendono dalla politica”.
Il confronto è continuato per un bel pezzo, con ognuno dei “pretendenti” alla pubblica attenzione pronto a sfidare l’avversario punto per punto.
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