Tegola su Italia dei Valori: indagata Giusy Occhionero per falso in concorso

Tegola su Italia dei Valori: indagata Giusy Occhionero per falso in concorso

Indagata la parlamentare di Italia dei Valori, Giusy Occhionero. Per l’esponente del partito di Renzi l’accusa è di falso in concorso.

indagata Giusy Occhionero

La deputata di Italia Viva Giusy Occhionero è indagata dai pm di Palermo per falso in concorso. Avrebbe fatto passare il Radicale Antonello Nicosia, poi arrestato per mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri. Il rapporto di collaborazione tra i due sarebbe stato formalizzato solo successivamente.

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Alla parlamentare, che all’epoca dei fatti era esponente di Leu, è stato notificato un avviso di garanzia. Nelle scorse settimane era stata sentita dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Nicosia, del boss di Sciacca Accursio Dimino e di due presunti favoreggiatori.
Dall’indagine era emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia entrava e usciva dalle carceri, incontrando anche capimafia detenuti al 41 bis, proprio grazie alla Occhionero.

GIUSY OCCHIONERO INDAGATA
Giusy Occhionero

Indagata a Palermo la parlamentare Iv Giusy Finocchiaro, avrebbe favorito il radicale Nicosia a prendere contatti con la mafia all’interno delle carceri

Giusy Finocchiaro avrebbe spacciato per collaboratore il radicale Antonello Nicosia che in carcere aveva contatti con il 41bis. La storia.

“Infiltrazioni gravissime di Cosa nostra negli apparati dello Stato strumentalizzati per fini apparentemente nobili, in realtà volte ad alleggerire il rigore della detenzione dei mafiosi” così scrisse il Gip che convalidò il fermo del radicale Antonello Nicosia finito in manette per associazione mafiosa. Il riferimento negli apparati dello Stato è ai rapporti di Nicosia con la deputata Giusy Occhionero di cui l’uomo era collaboratore parlamentare.

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La Procura di Palermo arrestò in quei giorni 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, erano finito anche il capomafia di Sciacca Accursio Dimino.

Nicosia e il disprezzo per lo Stato e la “carriera” mafiosa

Il radicale rivolgeva insulti pesantissimi a Giovanni Falcone, la cui morte venne definita “incidente sul lavoro” e che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”. Intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992. Parole pesanti finite nel decreto di fermo. Nicosia definiva il boss Matteo Messina Denaro “il nostro Primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato, l’esponente Radicale parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore a parlare con cautela di Messina Denaro. “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)” – diceva.

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Secondo la Procura, Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società con il boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi. Per i magistrati Nicosia sarebbe stato “pienamente inserito nell’associazione mafiosa”.

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