Il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato i domiciliari a Lara Comi, ex eurodeputata di Forza Italia, che rimane però ancora indagata per truffa all’Unione Europea e finanziamento illecito.
In data odierna, 5 dicembre, il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato l’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti dell’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, eseguita a suo carico lo scorso 14 novembre a seguito della maxi indagine soprannominata “mensa dei poveri“.
Le autorità hanno quindi accolto la tesi dell’avvocato Gian Piero Biancolella, difensore della Comi, e colui che aveva presentato il ricorso. “Ero certo che oltre 5 ore di interrogatorio, i documenti prodotti e due ore di discussione al Riesame avevano lasciato il segno”, ha spiegato il legale.
Il Tribunale del Riesame di Milano ha accolto l’istanza del difensore di Lara Comi, l’avvocato Giampiero Biancolella, revocando così la misura cautelare degli arresti domiciliari ai quali l’esponente politica di Forza Italia era stata posta a partire dal 14 novembre scorso, quando venne arrestata nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta soprannominata “mensa dei poveri”.
Il nome dato alle indagini non è ovviamente casuale: data la tipologia di illeciti che venivano svolti, il nomignolo riprende lo storico ristorante vicino all’edificio della Regione Lombardia, un luogo in cui si riunivano a pranzo e cena tutti gli indagati del caso, per spartirsi e intascare svariate tangenti – anche dal valore di 100 mila euro.
Secondo il Tribunale, gli arresti domiciliari sono eccessivi, e a presidiare le esigenze cautelari è sufficiente una misura interdittiva. Accolto quindi il ricorso difensivo proposto da legale della politica, le autorità hanno revocato la misura cautelare precedentemente chiesta dai pm Bonardi-Furno-Scudieri, ed emessa infine dalla gip Raffaella Mascarino.
Secondo gli inquirenti, infatti, Lara Comi avrebbe incassato dei rimborsi non dovuti durante parte del suo del suo mandato al Parlamento europeo, ricevendoli tuttavia da un terzo erogatore. Proprio questo terzo incognito, avrebbe quindi fatto la cresta sui rimborsi spese maggiorati del portaborse della ex parlamentare.
Stando inoltre ad un’informativa della Gdf, depositata agli atti del Riesame a cui ha fatto ricorso la difesa, questo supposto terzo erogatore avrebbe ( in un periodo compreso tra il 2014 e il 2015) incassato egli stesso i compensi di un collaboratore, intestandosi quindi gli assegni, e riversando i soldi in contanti sia Comi che a suo padre.
Per questo, quindi, l’esponente politica di Forza Italia torna ora a piede libero, ma rimane tuttavia indagata per truffa all’Unione Europea e finanziamento illecito. Inoltre, i giudici hanno sostituito gli arresti domiciliari con una interdizione dell’ex eurodeputata per sei mesi dalla direzione della società marketing di sua proprietà.
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