I Fondatori di Google si dimettono dalla casa madre

Larry Page e Sergey Brin, storici fondatori di Google, si dimettono dalla casa madre Alphabet ma non lasceranno il colosso mondiale

i fondatori di Google si dimettono
Page e Brin

Ennesima rivoluzione a Mountain View. Larry Page e Sergey Brin, i due co-fondatori di Google, si sono dimessi. Ricoprivano il ruolo di amministratore delegato e presidente di Alphabet, la holding creata nel 2015 per gestire sia Google sia tutti i progetti paralleli, dalle auto senza conducente di Waymo ai droni di Wing. A capo dell’intera struttura ci sarà il 47enne Sundar Pichai, che negli ultimi quattro anni è stato l’amministratore delegato e volto pubblico di Google. Pichai continuerà ad occupare anche il ruolo di amministratore delegato di Google. mentre il ruolo di presidente non verrà coperto. Lo riportano i media Usa. Sia Page che Brin hanno promesso di restare attivamente coinvolti come membri del board e azionisti.

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SI DIMETTONO I FONDATORI DI GOOGLE

Si dimettono dalla casa madre i fondatori di Google. Chi sono Larry Page e Sergey Brin

Page e Brin, entrambi classe 1973, hanno fondato il motore di ricerca Google e l’omonima società nel 1998. Rimarranno nel consiglio di amministrazione di Alphabet e azionisti della società, con poco meno del 12 per cento delle azioni (Pichai ha lo 0,1) e il 51 per cento dei voti. «Non siamo mai stati quelli che mantengono ruoli manageriali quando siamo convinti che ci sia un modo migliore per gestire l’azienda», hanno scritto in una nota. Il riferimento è chiaro: nell’agosto del 2001 i due avevano fatto una scelta analoga mettendo Eric Schmidt a capo di Google. All’epoca, la volontà era di affidarsi a mani più esperte e mature per iniziare il percorso che li avrebbe portati alla quotazione del 2004e al successo mondiale.

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Oggi, con le azioni scambiate a circa 1.300 dollari dopo l’annuncio, escono di scena (solo formalmente visto che hanno precisato come il confronto con Pichai sarà «costante», pur promettendo che non si tratterà di una «fastidiosa sorveglianza quotidiana») in un momento molto delicato. Sia internamente, con i recenti scontri con i dipendenti sulla gestione dei casi di molestie da parte dei dirigenti o sui rapporti con il Dipartimento della difesa americano o con la Cina. Sia con con l’esterno, con le autorità di Europa e Stati Uniti che stanno indagando su come Google e gli altri colossi presidiano il mercato (l’ultima indagine è partita ieri in Europa sulla raccolta, la gestione e la monetizzazioni dei dati). Anche i conti sono una voce delicata: la pubblicità sta rallentando ed è necessario diversificare le entrate, anche per dipendere meno della raccolta dei dati che sta causando tanti fastidi. Il cloud cresce, l’hardware fatica. E la palla, adesso, è nelle mani di Sundar Pichai.

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