Parte il procedimento giudiziario che pretende di fare chiarezza sul caso della giovane ragazza
C’è anche Telefono Rosa fra le parti civili al processo per la morte di Desirèe Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina ritrovata senza vita il 19 ottobre dello scorso anno all’interno di uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma. La terza Corte di Assise ha accolto oggi la richiesta dell’associazione nazionale e della zia di Desirée, Michela. Presenti, nell’aula bunker di Rebibbia, molto provata, la mamma di Desirée, Barbara, e la famiglia della vittima.
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Nel corso della prima udienza la difesa di uno degli imputati, Mamadou Gara, ha sollevato un’eccezione denunciando l’assenza di un interprete durante l’incidente probatorio che si è svolto nell’udienza preliminare dello scorso 8 ottobre e chiedendo quindi la nullità degli atti svolti in quella sede. In quella occasione furono ascoltati alcuni testimoni che si trovavano all’interno dell’edificio di via dei Lucani, i quali confermarono di aver provato a chiamare l’ambulanza per soccorrere Desirée ma gli fu impedito dagli indagati. La decisione sul merito si conoscerà nel corso della prossima udienza fissata per il 15 gennaio.
Sul banco degli imputati ci sono 4 cittadini africani, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Secondo l’aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza, i quattro avrebbero abusato a turno della ragazza dopo averle fatto assumere un mix di droghe che ne hanno provocato la morte. Ad incastrare alcuni di loro ci sarebbero anche tracce dei Dna trovate dagli investigatori sul corpo della ragazza.
“Non sono responsabile della morte di questa ragazza – ha dichiarato in aula Yussef Salia – chiedo perdono e scusa alla madre e alla famiglia e rispetto il loro dolore” . L’uomo ha poi annunciato di voler ritirare la denuncia presentata contro i genitori di Desirée per omessa vigilanza sulla giovane.
“Quando la mamma di Desirée si è accorta del disagio in cui versava la ragazza – hanno spiegato gli avvocati Maria Teresa Ciotti e Claudia Sorrenti, legali della mamma e della zia di Desirée, al termine della prima udienza – si è subito attivata e si è rivolta al Sert. È dura per la mamma stare nella stessa aula con gli imputati – hanno ribadito gli avvocati – il processo sarà lungo e ogni udienza sarà una ferita lacerante per lei e per i nonni, si fanno forza e aspettano giustizia”
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