Monta la polemica nel Regno Unito sulla scarcerazione anticipata di Usman Khan, il terrorista che ieri ha ucciso due persone ed è stato poi a sua volta ucciso dalla polizia.
Usman Khan aveva 28 anni, residente nello Staffordshire, in Inghilterra, ma di origini pachistane, avrebbe dovuto scontare una pena di 16 anni – e un minimo di 8 effettivi – secondo una condanna inflittagli nel 2012 per aver fatto parte di un gruppo ispirato ad Al Qaeda che progettava un attentato contro la Borsa di Londra. Malgrado ciò era stato rimesso in libertà condizionata nel dicembre 2018 – dopo neppure 7 anni – tanto da poter partecipare ieri a una conferenza sulla riabilitazione dei detenuti nella sala in cui ha scatenato l’attacco, poi proseguito sul London Bridge. L’uomo ha accoltellato i passanti uccidendone due e ferendone almeno altri tre, prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia. Diversi media britannici hanno riferito che indossava un braccialetto elettronico alla caviglia. In una sentenza del 2012 il giudice scrisse che Khan, insieme ad altri due imputati, erano “jihadisti più pericolosi” degli altri. Secondo le carte processuali, Khan aveva pianificato di realizzare “un centro per l’addestramento militare dei terroristi” nella terra di proprietà della sua famiglia in Kashmir.
Usman Khan, terrorista ritenuto “molto pericoloso” eppure era in libertà vigilata
In un rapporto sul terrorismo stilato nel luglio del 2013 si afferma che Khan erano uno di tre uomini che si erano recati da Stoke nelle aree tribali amministrate dal Pakistan per il piano teso a realizzare il campo di addestramento terroristico. Il gruppo era stato trovato in possesso di copie di “Inspire”, il magazine in lingua inglese di Al Qaeda ed avevano considerato l’ipotesi di compiere attacchi con lettere bomba.
Ma l’attacco più pericoloso che i nove – tutti cittadini britannici tranne due nati in Bangladesh – volevano realizzare, era quello contro la London Stock Exchange, dove volevano piazzare ordigni esplosivi nei bagni. La polizia aveva anche trovato una lista, scritta a mano di altri possibili obiettivi tra i quali l’allora sindaco di Londra, Boris Johnson, il dean di St Paul’s Cathedral, due rabbini e l’ambasciata Usa a Londra.
Nella sentenza il giudice concludeva che si trattava di una “seria attività terroristica a lungo termine” che poteva portare ad atti atroci in Gran Bretagna. “Tutti prevedevano di poter tornare insieme ad altre reclute in Gran Bretagna come terroristi addestrati a portare a termine attacchi nel nostro Paese”, si legge ancora negli atti processuali.
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Khan era stato condannato nel 2012 e rilasciato a dicembre 2018 “su licenza”, il che significa che avrebbe dovuto soddisfare determinate condizioni o sarebbe tornato in carcere. Prima dell’attacco, aveva partecipato a un evento a Londra ospitato da Learning Together, un’organizzazione con sede a Cambridge che lavora nell’istruzione dei carcerati. Pare che l’attacco sia iniziato proprio nella Fishmongers’ Hall dove si svolgeva la conferenza: qui lUsman avrebbe minacciato di far saltare in aria l’edificio.