Che cos’è la Tari? Ma soprattutto, chi ha diritto ad un ribasso? Un emendamento del decreto fiscale prevede un ribasso sulle bollette per chi percepisce redditi bassi.
Ribasso sulla Tari per chi ha redditi bassi: lo prescrive un emendamento del decreto fiscale con il nullaosta della maggioranza. Tutti i cittadini con condizioni economico-sociali disagiate avranno accesso a tariffe Tari scontate
Sconto sulla bolletta della Tari per chi percepisce redditi bassi, è scritto tra gli emendamenti al decreto fiscale 2020.
L’emendamento dispone che i cittadini che versano in condizioni economico-sociali disagiate potranno accedere ad agevolazioni tariffarie per la fornitura del servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani.
Una specie di bonus sociale per la Tari, che andrà ad essere configurato dal provvedimento del presidente del Consiglio entro 90 giorni dalla legge di conversione del decreto legge fiscale.
Sarà invece l’Arera a definirne l’attuazione sul modello dei bonus sociali luce e gas già concordati.
Per chi non avesse chiari alcuni aspetti, la TARI (acronimo di Tassa sui Rifiuti) è la tassa che si paga per il servizio di
raccolta e smaltimento dei rifiuti.
– Il proprietario che risiede in un determinato immobile;
– l’inquilino che risiede nell’immobile con un contratto di affitto non temporaneo di
durata superiore ai 6 mesi all’interno dello stesso anno solare;
– il soggetto che garantisce i servizi nelle aree commerciali e nei locali in
multiproprietà.
– Aree condominiali comuni e non utilizzate in via esclusiva;
– aree scoperte accessorie a locali tassabili;
– aree come cantine, terrazze e balconi.
La TARI si può pagare o in un unica soluzione entro il 31 maggio di ogni anno o in due soluzioni: un acconto entro il 31 maggio e il saldo entro il 30 novembre.
Si calcola in base a:
la superficie calpestabile dell’immobile in cui si risiede,
la destinazione d’uso, la tipologia dell’immobile e il numero di componenti del nucleo
familiare. In base a questi fattori si applica, poi, la tariffa comunale corretta. Esistono
diversi metodi per il calcolo della tassa sui rifiuti, ma il calcolo più usato è il
cosiddetto metodo normalizzato, che divide la quota della tassa in una fissa e una
variabile.
Nel caso arrivi una richiesta di pagamento non dovuta si può contestare con:
– un’istanza di autotutela da presentare direttamente al Comune creditore;
– con un ricorso al giudice tributario entro 60 giorni dalla ricezione della richiesta;
– una domanda di sospensione del pagamento tramite ente di riscossione.
Alcuni contribuenti hanno ricevuti la tassa sui rifiuti contenente l’Iva, la Corte
Costituzionale con la sentenza n. 5078/2016 ha dichiarato illegittima l’iva sulla TARI. Prima di procedere si deve verificare, però, se nel Comune è stata applicata la tassa
sui rifiuti TIA o la TARI, dato che sono entrambe soggette ad iva. Il rimborso va
richiesto con un apposito modulo e presentato direttamente all’ufficio tributi del
Comune di competenza o agli sportelli delle associazioni dei consumatori. Questo
diritto di rimborso si prescrive in 10 anni.
– Legge di Stabilità 2014, 147/2013;
– Legge di Stabilità 2016, 208/2015.
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