Omicidio di Macerata: inquinate le prove dall’assassino di Pamela

La Corte di Assise non ha dubbi: nell’omicidio di Macerata sono state inquinate le prove. Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo il 29 maggio scorso, ha violentato e ucciso Pamela Mastropietro, e ha lavato poi  i resti della ragazza con la varechina.

inquinate le prove
Macerata: inquinate le prove dall’ assassino di Pamela Mastropietro

Omicidio di Macerata: inquinate le prove. E’ scritto nelle 54 pagine di motivazioni della sentenza di condanna di Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo il 29 maggio scorso. Qui si legge che “Pamela, al momento del rapporto era quanto meno in stato soporoso, stordita ed obnubilata poiché ancora sotto l’effetto, sia pure in via di risoluzione, dell’eroina il cui processo di trasformazione metabolica era avviato”.

I resti della ragazza romana, allontanatasi da una comunità di Corridonia, furono ritrovati in due trolley vicino Macerata. Si legge nelle motivazioni della condanna: “dopo aver accoltellato la ragazza ancora in vita, provvedeva non soltanto al depezzamento e alla dissezione del corpo, ma attendeva all’accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina, cospargendo con l’ipoclorito di sodio anche i genitali e le labbra di Pamela – sottolinea la Corte in un passaggio – attività funzionale ad un inquinamento della prova omicidiaria e che non può certo trovare giustificazione nel fatto che l’imputato si sentisse, per così dire, infastidito dall’odore proveniente dai resti dopo aver brutalmente sezionato il cadavere con chirurgica precisione”. Ecco quindi come sono state inquinate le prove.

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E’ stata quindi del tutto esclusa  la morte per overdose: la ragazza è morta a causa di due coltellate vibrate dall’imputato quando Pamela era ancora in vita. Infatti, scrive la Corte, “L’imputato ragionevolmente per evitare che Pamela, dopo aver abbozzato una prima reazione denotante il proprio dissenso, una volta ripresasi completamente, si allontanasse e lo potesse persino denunciare, subito dopo il rapporto, le infliggeva le due coltellate mortali, a distanza di alcuni minuti l’una dall’altra, dopo aver constatato che la prima non aveva evidentemente sortito gli effetti definitivi sperati”.

In ballo anche Andrei Claudio Nitu, ex fidanzato di Pamela Mastropietro. Accusato dall’aggiunto Maria Monteleone e dal pm Daniela Cento di spaccio di droga, circonvenzione di incapace e induzione alla prostituzione. Infatti sarebbe stato lui a ‘iniziare’ Pamela all’uso dell’eroina e avrebbe cercato di farla prostituire. Si attende quindi  un giudizio da parte della Giustizia anche per lui. Il nigeriano autore dell’omicidio attualmente è in isolamento all’interno del carcere in cui è rinchiuso per scontare la pena dell’ergastolo.

 

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