Mentre Venezia torna lentamente alla normalità, con il progressivo abbassamento del livello delle acque e la ripresa delle normali attività quotidiane, è inevitabile interrogarsi sul futuro della città sulla laguna. Il Mose potrebbe non bastare a salvarla: lo spiega Carlo Giupponi, docente di Economia dell’Ambiente all’Università Ca’ Foscari.
Venezia riprende a vivere dopo l’assedio dell’acqua. Una minaccia strutturale, per una città strappata al mare e che al mare è destinata a tornare. Il delicato equilibrio tra terra e acqua, la lotta tra Venezia e il mare è storicamente documentata. I Dogi 350 anni fa consultavano l’ingegnere idraulico Benedetto Castelli, in cerca di soluzioni per contrastare l’effetto delle maree sulla città, e la risposta, saggia e fatalista, fu di rimettersi alla volontà del mare, del vento e dei fiumi. In poche parole: nulla si può contro la natura.
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Venezia e il cambiamento climatico
Negli ultimi anni però Venezia ha un nemico ulteriore, ed è il cambiamento climatico in atto. “Gli eventi estremi sono sempre più frequenti” ha affermato Carlo Giupponi, docente di Economia dell’Ambiente all’Università Ca’ Foscari, in un’intervista all’Agi. La situazione di questi giorni a Venezia è simile a quella che l’anno scorso ha provocato la tempesta Vaia (che a fine ottobre ha flagellato l’Italia, con gravi danni in Veneto, ndr): forti precipitazioni associate a forte vento di scirocco. Se in mille anni un fenomeno come questo ricorre un paio di volte, il fatto che queste siano avvenute in due anni consecutivi è significativo”.
Una città e un popolo abituati ad adattarsi
Una città e un popolo, quello veneziano, abituato ad adattarsi: “Possiamo farci un’idea dell’innalzamento e della capacità veneziana di adattamento anche confrontando le immagini attuali con quelle dei quadri antichi. Negli ultimi decenni, però, l’acqua sale in media di 5,6 millilmetri all’anno” ha spiegato Carlo Giupponi.
Non solo riscaldamento globale
Se il riscaldamento globale incide globalmente sul fenomeno dell’aumento del livello del mare, Venezia è insidiata anche da fenomeni naturali tipici della sua laguna e da effetti dovuti all’azione dell’uomo come gli scavi di canali e lo sfruttamento della falda di acqua. “La città si è sempre adattata a questi cambiamenti, ma la sua capacità di adattamento ha un limite: ora potrebbe non riuscire a seguire l’accelerazione dei fenomeni” ha osservato Giupponi.
Venezia e il Mose: un progetto già vecchio
E così il Mose, di cui tanto si è parlato e che dovrebbe salvare Venezia, progettato meno di venti anni fa risulta inefficace nel fronteggiare insidie naturali sopraggiunte negli ultimissimi anni, come l’aumento del vento di scirocco. “Oltretutto i lavori effettuati per la realizzazione del Mose hanno a loro volta provocato un mutamento, sulle maree che interessano il Lido di Venezia: ora sono più rapide, salgono in maniera veloce, e le correnti sono più forti. Tutto questo rende molto più difficile fare quelle previsioni che servono alla città per prepararsi e correre ai ripari” chiarisce Carlo Giupponi.