Il destino di Veronica Panarello si deciderà nelle prossime ore. Sulla donna già pende la condanna in due gradi di giudizio per l’omicidio del figlio. Ma sul delitto Loris tutti attendono la sentenza di Cassazione, giovedì 21 novembre.
Nel corso di un’intervista l’avvocato di Veronica – Francesco Villardita – riporta le condizioni emotive e lo stato d’animo in cui versa la sua assistita.
Sola, in preda all’ansia e alla paura, la donna accusata di aver ucciso il figlio, Loris Stival, non sarà presente in aula giovedì. Seguirà la sentenza dal carcere.
Il giorno della sentenza è alle porte, ma l’avvocato di Veronica sembra fermo nelle sue intenzioni: ribadire ancora una volta i punti essenziali sui quali poggia la sua difesa.
Il ricorso poggia su alcuni punti focali del ‘Delitto Loris’, elementi fondamentali – secondo l’avvocato – al fine di arrivare a una sentenza corretta: la dinamica dell’omicidio e la capacità di intendere e volere di Veronica.
Bisogna valutare la dinamica del crimine: Veronica non era sola
Sulla dinamica dell’omicidio la difesa punta sulla presenza di una seconda persona (come dimostra anche un video, ndr), e che secondo Francesco Villardita sarebbe Andrea Stival, nonno del piccolo Loris.
“Di quella sagoma non è stata data alcuna spiegazione da parte della corte territoriale”, dichiara l’avvocato.
Questo elemento non basta a scagionare Veronica, il cui ruolo potrebbe essere stato attivo, ma secondo il suo legale la presenza di una seconda persona sulla scena del ‘delitto Loris’ è comunque un elemento che bisogna considerare.
Un altro punto focus su cui verte il ricorso è il mancato confronto tra Veronica e Andrea Stival, presunto amante della donna.
La richiesta di un incontro tra i due, come pure la richiesta di una ulteriore perizia psichiatrica, sono state negate dal giudice di primo grado.
I periti hanno negato il disturbo borderline di personalità diagnosticato da tre strutture pubbliche
Anche il disturbo borderline di personalità è stato negato dai periti, sebbene la patologia sia stata diagnosticata già prima del delitto Loris da tre strutture pubbliche: dall’ospedale di Ragusa, dalla Casa circondariale di Agrigento e dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto.
E con queste parole conclude Francesco Villardita a poche ore dalla sentenza di Cassazione sul ‘delitto Loris’: “Non possiamo essere d’accordo. Proprio per questo abbiamo evidenziato l’illogicità del percorso motivazionale, perché si è sopito sulla perizia che ha delle criticità enormi”.