Trasfusione di sangue infetto a Napoli, il Ministero della Salute risarcisce 700mila euro alla famiglia di una donna deceduta.
Alla fine arriva la sentenza che chiude la storia. Lo Stato è stato condannato dal Tribunale di Napoli (VI sezione civile) a un risarcimento da 700mila euro per il decesso di una donna, morta a causa di trasfusione di sangue infetto. Il Ministero della Salute avrebbe doveva “dirigere, autorizzare e sorvegliare” sulla circolazione del sangue e degli emoderivati ma non lo fece. Così si è espresso il Tribunale, che ha quindi condannato lo Stato.
La donna aveva subito trasfusioni nel 1976 durante la degenza presso l’Ospedale Loreto Mare di Napoli. Fino al 1995 non aveva accusato alcuna sintomatologia, fin quando a seguito di esami medici era emersa la positività al virus HCV (epatite C, ndr), successivamente evoluta in cirrosi fino al decesso per scompenso ascitico.
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Trasfusioni con sangue infetto, il Ministero della Salute condannato a risarcire 700mila euro
A rendere nota la sentenza, emessa dai giudici lo scorso 15 novembre, è l’avvocato della famiglia, Maurizio Albachiara. Il giudice del Tribunale di Napoli ha condannato il Ministero della Salute al pagamento della somma di oltre 700mila euro a titolo di risarcimento dei danni non patrimoniali subiti dagli eredi, oltre interessi fino al soddisfo effettivo. Come detto, fino al 1995 la donna non aveva accusato nessuna sintomatologia. Almeno fino al 2013, ovvero quando morì a causa di uno scompenso ascitico.
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