Importantissima decisione sul suicidio assistito. Vittoria per Marco Cappato e per Dj Fabo. Forse vicini ad una legge sull’eutanasia
Dopo le otto di ieri sera arriva da parte della Corte Costituzionale la decisione sul caso di Marco Cappato. L’uomo rischiava fino a 12 anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, in Svizzera per poter ricevere il suicidio assistito. Dj Fabo lo chiedeva da anni, da quando, a causa di un incidente, rimase tetraplegico.
Subito dopo la sentenza sul suicidio assistito in merito alla vicenda di Dj Fabo, Marco Cappato ha reagito così: “Da oggi tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”.
Marco Cappato in questi due anni e mezzo di processo, insieme al suo legale Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, ha ricevuto tantissime richieste di informazioni su come morire e smettere di soffrire tramite l’eutanasia. In Italia vi sono stati altri casi di coloro che rivendicavano il diritto a morire ma che sono stati costretti a rivolgersi ai tribunali ritrovandosi, così, all’interno di una battaglia non più solo personale ma politica e etica.
Una sentenza, quella su Dj Fabo, che dichiara chiaramente che non è punibile chi, in determinate condizioni, agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, l’eutanasia. Questa decisione deve essere maturata, in modo autonomo, da un paziente che soffre di una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche e psicologiche. Il paziente deve comunque dimostrare di essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli e di volere il suicidio assistito.
L’anno scorso la Corte aveva dichiarato incostituzionale la norma che poneva sullo stesso piano l’istigazione al suicidio e l’aiuto. I giudici chiesero al parlamento di legiferare a tal proposito ponendo il termine ultimo del 24 settembre ma non hanno ottenuto alcun risultato. Dopo questa sentenza il legislatore dovrà intervenire sulla questione.
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