Certo che ragionando su gli insulti che ieri nella Camera dei Deputati si sono avvicendati tra Fratoianni (LEU) ed il Ministro degli Interni Salvini, non c’è da meravigliarsi sull’odio che trascende tra le persone.
Come riporta il giornale di Brescia, «È stato lo sfogo di un momento, lo sappiamo tutti che non è possibile fare come abbiamo scritto, così però ci pensano un po’ e si danno una calmata». Parlare con Federico Becchetti non è stato possibile: «È molto impegnato» racconta il quotidiano che ha fatto visita all’azienda Chino Color Srl di Lumezzane. Un collaboratore così risponde al giornalista sulla domanda di come sia stato possibile inviare una mail così incredibile ai propri fornitori. La mail inviata il 21 giugno scorso che ha del surreale: «Chiediamo tassativamente, pena interruzione di rapporto di fornitura con la vs Società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili» c’è scritto.
La mail choc a quanto pare è stata inviata a tutti i fornitori e clienti. E, sfogo o no, non è piaciuta a Matteo Zanotti, amministratore delegato di Dtm-Deterchimica, azienda di Torbole e Casaglia, che martedì ha condiviso la mail incriminata. In poco tempo la copia di questa mail ha fatto il giro del Web tra ovazioni e polemiche. Rimane ovviamente singolare.
Ma il motivo di quella comunicazione? Come scrive ancora il Giornale di Brescia, a quanto pare – così avrebbe riferito un operaio – c’è stato qualche corriere “maleducato e arrogante”, che non avrebbe rispettato orari e indicazioni. Ed era straniero, di pelle più scura, forse indiano o pakistano. Un buon motivo per fare di tutta un’erba un fascio? Assolutamente no. Meglio ricordarlo: “Workers have no country”, i lavoratori non hanno patria. La nostra patria è il mondo intero.