La morte del giovane Francesco Ginese, porta sotto i riflettori una consuetudine che va in scena nell’ateneo romano con scelte improbabili e conseguenze imprevedibili.
C’è chi lo chiama rave, chi notti bianche oppure serata all’Ateneo. Ancora non si è capito se queste feste sono a pagamento o gratuite. L’organizzazione Notte bianca Sapienza, ha voluto subito ribadire che la festa dove è morto il Francesco Ginese, 26 anni, dissanguato per aver scavalcato il cancello della Città Universitaria, era gratuita, solo a offerta. La domanda ovviamente nasce spontanea, come direbbe qualcuno: ma se la festa era a titolo gratuito, come mai il ragazzo ha sentito l’esigenza di scavalcare?. Ma poi queste feste come sono disciplinate? c’è una associazione registrata con delle tessere? Si pagano i diritti SIAE, c’è la sicurezza ai cancelli o ai perimetri della zona? Anche fosse gratuita c’è un concentrato di persone non indifferente. Ma è legale?
Ma legale o no, come è possibile che migliaia di persone (effetto stadio di calcio) riescano a eludere la sorveglianza del personale della Sapienza e si riversino negli spazi intorno alla Minerva, riuscendo ad allestire palchi, montando strumentazioni elettronica per la diffusione della musica, allestendo servizi di somministrazioni bevande. Ci vogliono giorno per preparare tutto questo.
La cosa che è certa che Francesco da poco laureato alla Luiss Guido Carli in Economia, appassionato di sport, amato da amici e genitori, è morto. E bisogna capire chi è il responsabile.
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