Corte di Strasburgo condanna l’Italia per il carcere a Vita: trattamento disumano

Sei voti ad uno, la Corte di Strasburgo da’ ragione all’ergastolano e condanna per l’ennesima volta lo Stato Italiano per violazione dell’art  3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.  

strasburgo condanna l'italia - meteoweek.com
strasburgo condanna l’italia – meteoweek.com

La Corte di Strasburgo ieri ha depositato le motivazioni della sentenza Marcello Viola / Stato Italiano, in cui condanna l’Italia a pagare le spese legali e rinnova l’invito allo Stato membro di modificare il proprio ordinamento penitenziario. Nel testo si legge che la Giustizia Italiana viola art. 3 della CE.DU. che consiste in trattamenti e le punizioni inumane e degradanti sui detenuti nelle carceri Italiane. Marcello Viola è attualmente detenuto nel carcere di Sulmona e condannato all’ergastolo ostativo per associazione mafiosa, omicidi e rapimenti. La sentenza non invita l’Italia a liberare il detenuto Viola, ma a pagargli le spese processuali.

Nel ricorso, gli avvocati del detenuto, contestano allo Stato Italiano che si faccia leva sull’ergastolano, che gli può essere concessa la libertà condizionale solamente se il detenuto collabora, come previsto dall’art. 58 ter O.P., sulle vicende criminali del suo clan mafioso, mettendo a rischio la sua vita e quella dei suoi familiari.

Come riportato dall’agenzia di stampa Adnkronos: “Sull’ergastolo ostativo, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso Viola, ha preso una decisione di grande rilievo stabilendo che la dignità umana viene prima, sempre” commenta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “La dignità umana è un bene che non si perde mai – aggiunge Gonnella – La Corte ribadisce un principio che i più grandi giuristi italiani avevano già espresso, ossia che sono inaccettabili gli automatismi (assenza di collaborazione) che precludono l’accesso ai benefici. Una persona che dia prova di partecipazione all’opera di risocializzazione deve avere sempre una prospettiva possibile di libertà. Ci auguriamo – ha concluso il presidente di Antigone – che il legislatore tenga conto di questa sentenza modificando le norme penitenziarie e i suoi inaccettabili automatismi“.

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